Il percorso museale

Lo storico Salone del MuseoLo storico Salone del Museo Il percorso inizia dallo storico Salone, rimasto immutato nel suo aspetto tardo-ottocentesco con il soffitto decorato dal parmense Giuseppe Baisi. Gli arredi sono tutti originali: notevoli il fortepiano viennese Tomaschek ed il ritratto ad olio di Antonio Barezzi sul grande camino in pietra del Seicento. Alle pareti, oltre a ritratti di famiglia, sono esposti alcuni autografi verdiani, bozzetti del costumista Alfredo Edel e un importante dipinto di Romano Di Massa, recentemente acquistato dalla Un particolare del SaloneUn particolare del Salone
con il fortepiano viennese
Fondazione Cassa di Risparmio di Parma, raffigurante Verdi seduto al Caffè Cova di Milano tra celebri colleghi musicisti (Puccini, Mascagni, Leoncavallo, Catalani, Toscanini), colto nel momento in cui illustra il suo detto: “Tornare all’antico sarà un progresso”. 

Ingresso alla zona museale modernaIngresso alla zona museale modernaLe sale adiacenti custodiscono dal 2001 una raccolta di preziosi autografi e una documentazione iconografica strettamente d’epoca che ripercorre la carriera del Maestro dalla giovinezza in Casa Barezzi all’apoteosi della morte, attraverso ritratti suoi e dei suoi interpreti. La nuova zona espositiva, resa possibile grazie alla donazione dei coniugi Caterina e Gianfranco Stefanini, è introdotta dal busto in bronzo del Maestro, opera di Vincenzo Gemito, in fusione originale.
Notevole e sceltissima è la ritrattistica verdiana: tra le rare immagini giovanili spicca la prima esistente del giovane maestro in un carboncino di Stefano Barezzi (1836), mentre della maturità artistica sono un disegno di Francesco Duranti (1872) e uno stupendo pastello di Francesco Paolo Michetti Il ritratto di Verdi di Francesco Paolo Michetti (1887)Il ritratto di Verdi
di Francesco Paolo Michetti (1887)
che ritrae il Maestro nel 1887, all'epoca della prima di Otello. Di attinenza verdiana è anche l’unico ritratto del maestro Ferdinando Provesi (1770-1833), primo insegnante di musica di Verdi.
Tra i documenti autografi verdiani si segnalano la supplica alla duchessa Maria Luigia d’Austria (1837), la lettera di dedica dell’opera Macbeth al suocero (1847) e l’appello patriottico scritto nel 1859 durante la II guerra d’Indipendenza per proporre “una sottoscrizione a favore dei feriti e delle famiglie povere di coloro che morirono per la patria”. Un recente acquisto da parte della Fondazione Cassa di Risparmio di Parma è l’abbozzo musicale di Verdi con le modifiche al finale del 3° atto di Otello predisposte in occasione della rappresentazione parigina del 1894. Panoramica del nuovo allestimentoPanoramica del nuovo allestimento

Relative al mito verdiano anche una serie di caricature di Melchiorre Delfico e un’interessante stampa francese intitolata "Le jardin de l'Harmonie" (1875 circa) in cui sono raffigurati tutti i maggiori musicisti viventi all’epoca (in particolare evidenza Verdi, Wagner, Offenbach) e tra le nubi i compositori già defunti.

Una piccola sezione è dedicata a Emanuele Muzio (1821-1890), bussetano d’adozione e allievo di Verdi, che ne ricorda l’importante carriera di operista, di direttore d'orchestra e maestro di canto.

Di Giuseppina Strepponi, seconda moglie del Maestro e celebrata cantante lirica, sono il ritratto ad olio di quando giovanissima cantava a Vienna (1835) e alcuni documenti relativi alla sua carriera di soprano e al matrimonio con Verdi a Collonges-sous-Salève (1859).

Alle pareti sono oltre 60 ritratti in incisione di cantanti dell’Ottocento, una raccolta veramente unica nel suo genere, che costituiscono una rara documentazione iconografica dell’interpretazione verdiana.Panoramica del nuovo allestimentoPanoramica del nuovo allestimento

La sezione dedicata a Verdi si conclude con il ricordo della sua morte e dei funerali nel riflesso della stampa dell’epoca e con i versi di Gabriele D'Annunzio nell’ode “In morte di Giuseppe Verdi” (1901), di cui si espone la prima stesura del manoscritto originale.

Al termine del percorso museale locandine e manifesti ricordano le più importanti stagioni d’opera del Teatro Verdi di Busseto a partire dall’inaugurazione (1868) e le presenze di Arturo Toscanini e di Riccardo Muti nelle ricorrenze verdiane del 1913, 1926 e 2001.

Insolita è infine la collezione di bacchette di grandi direttori che si sono esibiti a Busseto e/o hanno visitato Casa Barezzi: Arturo Toscanini, Riccardo Muti, Lorin Maazel, Georges Prêtre, Zubin Mehta, Richard Bonynge, James Conlon, Donato Renzetti, Bruno Bartoletti, Romano Gandolfi, Fulvio Vernizzi, Placido Domingo, Andrea Battistoni.

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creato:martedì 21 luglio 2009
modificato:martedì 1 gennaio 2019